Quando
le donne che guidavano le 187 scioperanti
della fabbrica di Ford in Gran Bretagna, marciarono su Westminster nel 1968,
portarono uno striscione con scritte le parole "Vogliamo l'uguaglianza sessuale" (“We want sex equality”). Esse
infatti percepivano, a parità di prestazioni lavorative, il 15% in meno di salario rispetto ai
colleghi di sesso maschile. Purtroppo, il cartello si era piegato e si leggeva
semplicemente "Vogliamo sesso" (“We want sex”). I fischi provenienti
dalle auto di passaggio le accompagnarono nel loro cammino.
La
vera storia di quelle lavoratrici è
diventata un film che coglie il
fraintendimento per giocare sul titolo “We
want sex”, interpretato da alcuni dei principali talenti britannici. Sally
Hawkins recita la parte di Rita, il capo del gruppo, con Bob Hoskins e Andrea
Riseborough come co-protagoniste. Il ruolo chiave di Barbara Castle, Segretario
di Stato che ha negoziato con le lavoratrici in sciopero, è stato interpretato
da Miranda Richardson.
Lo
sciopero di Dagenham (zona est di
Londra dove si trovava lo stabilimento) ha coinvolto i 300 macchinisti che producevano
i coprisedile per auto e ha condotto a due
indagini pubbliche e alla legge
sugli Equal Pay Act del 1970. Questa
fu la prima legge sancita per proibire
la discriminazione salariale tra uomini e donne. Alla fine dunque le
dipendenti ebbero successo.
Infatti
il 28 giugno 1968, dopo tre settimane di
sciopero (ovviamente senza retribuzione) che portò al blocco della produzione, le lavoratrici si incontrarono con Barbara Castle (soprannominata "Battling
Barbara"), Segretario per l'Occupazione
e la Produttività. Attraverso questo colloquio, ottennero che i loro salari
fossero aumentati dell'8%, prima di
raggiungere la stessa paga dei loro
colleghi di sesso maschile, l'anno successivo.
Descritte
all’epoca "L’esercito delle gonne"
(o "Petticoat army") dalla stampa, questo movimento è stato
paragonato a quello delle Suffragette che hanno combattuto per ottenere il
diritto di voto.
Il
film esamina anche il rapporto tra le scioperanti e i loro mariti, che non compresero tutti
e subito le loro motivazioni.
Questa
commedia ha dipinto un bel ritratto di donne determinate a fare la differenza nell’Inghilterra
negli anni Sessanta.
"Questa
storia mi ha affascinato, soprattutto perché queste donne erano inizialmente così
innocenti e apolitiche. Non avevano conti
in sospeso. Volevano semplicemente essere trattate
alla pari. Per loro la battaglia era soprattutto una questione di buon senso", disse Nigel Cole, il regista.
Personalmente
questo film mi è piaciuto perché si distingue come un bellissimo inno al coraggio di difendere le proprie
convinzioni. E cito il personaggio protagonista del film: “Sono diritti, non privilegi”.
Vengono
messi in scena almeno tre ruoli primari della
donna dell’epoca: quello di Rita O'Grady (non realmente esistita, ma
comunque ideata dopo aver raccolto il racconto delle protagoniste di allora) leader del movimento, attorno al quale
ruotano le sue amiche, soprattutto Connie e Sandra; il personaggio interpretato
da Rosamund Pike, donna sposata con uno dei dirigenti, benestante e casalinga,
che pur avendo studiato più del marito,
viene da lui trattata come una stupida
e che deciderà di sostenere senza esporsi la battaglia delle operaie; il Segretario di Stato Barbara Castle che
accoglierà con coraggio almeno in gran parte le richieste delle scioperanti.
Riporto
nel video i due spezzoni del film a mio parere più significativi: l'incontro
tra Rita e il personaggio interpretato dalla Pike e una discussione tra la
protagonista ed il marito.
Le
operaie decidono insieme di
scioperare e di incontrarsi per discutere ogni passo del loro movimento. Esse
condividono molto spesso in gruppo i
loro dubbi e le loro paure e la stragrande maggioranza delle loro conversazioni
viene mostrato sullo schermo.
Il
loro argomento di conversazione non è
contro gli uomini: il loro principale argomento è ovviamente lo sciopero e,
più in generale, la parità di
retribuzione. Parlano anche del loro quotidiano, dei loro figli e dei loro
mariti, ma questi temi sono secondari.
Un
film da vedere anche perché tratta un
tema purtroppo ancora attuale
(anche oggi, a parità di lavoro, le
donne europee, in tutti gli Stati membri, guadagnano in media il 14,8%
in meno rispetto agli uomini; fonte: Istat 2018) e che ha avuto negli ultimi anni risonanza in tutta Europa.
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