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La Lingua dei Segni Italiana (LIS) non è una forma semplificata della lingua parlata - come si potrebbe pensare - né un codice alternativo come il morse o il braille, ma una lingua autonoma con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali.
Si è sviluppata naturalmente come tutte le lingue e utilizza sia componenti manuali (configurazione, posizione, movimento delle mani) sia componenti non-manuali (espressione facciale, postura, etc.). Inoltre, presenta varianti regionali assimilabili ai dialetti delle lingue vocali.
La LIS è fondamentale per garantire pari opportunità di comunicazione alle persone sorde, per le quali la lingua parlata rimane spesso una seconda lingua.
L’acquisizione della LIS è cruciale per lo sviluppo delle abilità linguistiche e intellettive dei bambini sordi. So però che alcuni genitori restano convinti erroneamente che ostacoli l'acquisizione dell'espressione vocale. Invece - nei bambini come negli adulti - l'apprendimento della LIS favorisce una maggiore consapevolezza della lingua vocale e della cultura di appartenenza. Inoltre, offre vantaggi pratici, permettendo la comunicazione in ambienti dove la lingua parlata risulta difficoltosa, come i luoghi con luce soffusa.
Trattando questo argomento, credo sia importante sottolineare che le definizioni “sordomuto”, “audioleso” e “non udente” sono ormai da considerarsi scorrette. Con la legge n. 95 del 20 febbraio 2006, sono state sostituite dalle diciture corrette “persona sorda” o “sordo”, riflettendo un cambiamento di prospettiva inclusivo e rispettoso.
Nonostante l’importanza della LIS, l’Italia ha riconosciuto ufficialmente questa lingua solo il 19 maggio 2021, colmando un ritardo significativo rispetto ad altri Paesi europei. Questo riconoscimento è stato il risultato di una lunga battaglia della comunità sorda, rappresentando una conquista di civiltà non solo per le persone sorde, ritengo, ma per tutta la società.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la lingua dei segni non è universale: ogni comunità di sordi ha sviluppato la propria lingua, strettamente legata alla cultura del Paese di appartenenza.
La ricerca linguistica sulla LIS ha iniziato a svilupparsi in Italia solo negli anni Ottanta, mentre il primo studio di riferimento sulla lingua dei segni americana (ASL) è stato pubblicato da William C. Stokoe nel 1960.
Un’importante apertura alla LIS nel contesto culturale italiano si è verificata nel 2020, quando per la prima volta il Festival di Sanremo è stato interamente tradotto nella lingua dei segni, grazie al lavoro di 15 performer RAI.
Dal punto di vista neuroscientifico, studi condotti da ricercatori della New York University e della San Diego State University, pubblicati su "Scientific Reports", dimostrano che le stesse aree cerebrali coinvolte nella produzione di frasi complesse nel linguaggio parlato sono attive anche durante la costruzione di espressioni linguistiche nella lingua dei segni.
La ricerca ha evidenziato che, sebbene i meccanismi di articolazione siano diversi (mani per la LIS, apparato vocale per la lingua parlata), il processo di pianificazione del linguaggio è governato dagli stessi circuiti neurali, situati nell'emisfero sinistro (in particolare nella corteccia temporale anteriore e nella corteccia ventromediale).
Questo conferma che il linguaggio umano, indipendentemente dal canale di trasmissione, è radicato in una rete neurale comune.
A mio parere, un esempio particolarmente poetico di questa interconnessione tra linguaggio visivo e musicale è la traduzione in LIS delle canzoni, come avvenuto al Festival di Sanremo per artisti come Massimo Ranieri e Giorgia.
Vedere il cantante eseguire il brano mentre l’interprete LIS ne trasmette il significato - attraverso il movimento e l’espressività - rende visibile la musicalità in una forma diversa, accessibile e suggestiva.
Questo dimostra, io credo, come la lingua dei segni non sia solo un mezzo di comunicazione, ma - grazie alla musica - diventi anche un potente veicolo artistico ed emozionale. Così come accade alla lingua vocale quando si esprime attraverso una canzone.
Per chi fosse interessato a lavorare in questo ambito, esistono corsi di formazione per diventare Assistenti alla Comunicazione oppure Interpreti LIS. Inoltre, sono disponibili corsi specifici per gli insegnanti. Questi percorsi formativi sono organizzati in molte province italiane e offrono l'opportunità di acquisire le competenze necessarie per favorire l'accessibilità e l'inclusione delle persone sorde. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell’Ente Nazionale Sordi (ENS).
Inoltre, alcune università italiane propongono corsi di laurea triennale in Interpretariato e Traduzione in Lingua dei Segni Italiana, come l'Università degli Studi di Milano. Questi programmi accademici mirano a formare professionisti altamente qualificati nel campo dell'interpretariato LIS.
Alla luce di quanto condiviso, penso di poter concludere che Lingua dei Segni Italiana non sia esclusivamente una lingua della comunità sorda, ma rappresenti un patrimonio linguistico e culturale di tutti e per tutti, capace di arricchire l’espressività e l’inclusione nella società.
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Fonti:
- Blanco-Elorrieta, E., Kastner, I., Emmorey, K., & Pylkkänen, L. (2018). Shared neural correlates for building phrases in signed and spoken language. Scientific Reports, 8(1), 5492.
- Stokoe, W. C. (1960). Sign Language Structure: An Outline of the Visual Communication System of the American Deaf.
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