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IL SILENZIO DEGLI AGNELLI


So che la maggior parte di voi lettori non sarà d'accordo con alcune delle mie affermazioni che seguono, ma come in tutto ciò che scrivo, la mia è solo una proposta di riflessione, basata in questo caso sull'osservazione etologica del mondo naturale

L'Italia ha un primato di cui, a mio parere, non essere fieri: è il primo Paese importatore di agnelli in Europa. E purtroppo in occasione della Pasqua, alcuni agnelli trasportati non hanno nemmeno 4 settimane di vita. 
Questi cuccioli non ancora svezzati vengono caricati su camion affollati dove non riescono nemmeno a bere e a mangiare. Molti muoiono durante il trasporto. Gli altri, in queste condizioni terribili viaggiano anche per alcuni giorni prima di raggiungere la loro destinazione finale, il macello (nel 2016 due milioni e 700 mila).

Due settimane fa, attraversando la campagna in auto, ho visto un agnello pezzato che correva in un campo. In pochi secondi è stato circondato dai cani e l'allevatore l'ha sollevato per una zampa e trascinato fino al furgone. 
Il cucciolo non era certo tenuto dolcemente come quello tra le braccia di questa bellissima bambina nepalese della foto, ma era talmente terrorizzato da restare immobile e muto. Anch'io mi sono sentita sopraffatta dall'impotenza.

Mi è tornato in mente il film ''Il Silenzio degli Innocenti'' (che ha vinto 5 premi Oscar, ispirato al libro di Thomas Harris) e in particolare il dialogo tra i due co-protagonisti Hannibal Lecter - pluriomicida, ex Psichiatra e Criminologo - e Clarice Starling - giovane detective dell'Fbi con laurea in Psicologia e Criminologia - (interpretati magistralmente da Anthony Hopkins e Jodie Foster) che ha dato il titolo al film e in cui lei racconta di un proprio trauma infantile. Infatti non tutti sanno che il titolo originale è ''The Silence of the Lambs'' (il termine agnelli è stato tradotto con innocenti; si racconta per evitare riferimenti a chi lo portava come cognome).

- Poi qualcosa ti ha svegliato, vero? Era un sogno? Che cos'era?
- Ho sentito uno strano rumore.
- Cos'era?
- Era... un grido. Una specie di grido come la voce di un bambino.
- E che hai fatto?
- Sono andata... di sotto, fuori... Mi sono avvicinata furtivamente alla stalla. Avevo tanta paura a guardare dentro, ma dovevo!
- E che hai visto, Clarice? Che hai visto?
- Gli agnelli. Stavano urlando.
- Stavano macellando gli agnellini?
- Urlavano come pazzi.
- E sei corsa via?
- No. Prima ho tentato di liberarli. Ho aperto il cancello del loro recinto, ma non scappavano, rimanevano lì... confusi, e non scappavano.
- Ma tu potevi e l'hai fatto, vero?
- Sì. Ne presi uno e corsi via il più velocemente possibile.
- Dove volevi andare, Clarice?
- Non lo so, non avevo... non avevo cibo, né acqua, e faceva molto freddo, molto freddo. Pensavo... che potevo salvarne almeno uno, ma... era pesante. Pesante. Riuscii a fare solo qualche miglio, lo sceriffo mi trovò subito. Il proprietario era così in collera che mi mandò a vivere all'orfanotrofio luterano a Bozeman. Non vidi mai più il ranch.
- Che ne è stato del tuo agnello, Clarice?
- Lo uccisero.
- Ti svegli ancora qualche volta, vero? Ti svegli al buio e senti il grido di quegli innocenti.
- Sì.



In Italia gli agnelli e i capretti e anche altri animali di allevamento, vengono storditi da una scarica elettrica - che non toglie loro la capacità di provare dolore (come alcuni vorrebbero affermare), ma semplicemente li immobilizza affinchè vengano più facilmente appesi a testa in giù e sgozzati, in attesa che tutto il sangue defluisca. 
Questa pratica di macellazione è applicata tutto l'anno su milioni di animali e davanti agli occhi di chi, separato dalla propria madre, aspetta emettendo versi di terrore, il proprio turno.
Nel mondo naturale, il predatore uccide la preda più in fretta possibile per poi cibarsene... non resta a guardarla morire dissanguata... per questo ritengo che questa sia un'aberrazione contro-natura

L'agnello, il capretto e il vitello sono mangiati con gusto tutto l'anno e non può che essere un'abitudine malsana perchè in natura i predatori non si nutrono dei cuccioli delle prede. Questo avviene solo raramente quando il cucciolo è malato e debole. 
Non si tratta secondo me di una tradizione, ma di una cattiva abitudine diffusasi negli ultimi decenni... specchio di una società che volendo essere opulenta, sacrifica ciò che ha di più prezioso, i propri cuccioli

Questo della foto qui a sinistra invece è lo sguardo sereno che dovrebbero avere sempre agnelli e capretti... quello che ogni cucciolo si merita... protetto dalle mani di chi è più grande e più forte di lui.


Link a Ciwf Italia che si batte contro gli allevamenti intensivi
Link a un menù di Pasqua alternativo promosso dalla Lav
Link a due petizioni attive: prima e seconda
Link al menù vegan di Lndc Animal Protection
Link a regalini di cioccolato solidali su Enpa shop


Per sapere chi sono, seguire il blog o contattarmi, selezionare le varie opzioni nel menù in alto (a partire dalla home page).  

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io non sono vegetariano, ma ho rispetto per gli animali.
Quello che hai scritto tu nell'articolo lo condivido.
Vorrei più che altro che un ente facesse controlli per evitare maltrattamenti prima che l'animale venisse macellato e sopratutto, controllasse che venga macellato riducendo al minimo la sofferenza dell'animale.

Tante persone non hanno rispetto per gli animali, ma tanti vegani non hanno rispetto di chi vuole mangiare carne.

L'anticamera del Cervello di Claudia Bianchino ha detto...

Io sono vegetariana da sempre - anche se finchè sono stata minorenne sono stata obbligata a mangiar carne per quelli che si pensava fossero motivi a tutela della salute - e ultimamente, dopo aver approfondito la letteratura scientifica in merito, ho anche ridotto di molto il consumo di latticini.

Quando mangiavo fuori, essendo l'unica vegetariana, era sempre un problema per amici e parenti. I menù piemontesi infatti hanno sempre incluso carne e pesce in tutte le portate.

Così, pur difendendo le mie convinzioni, ho esercitato nel tempo il rispetto per chi fa scelte culinarie diverse dalle mie, anche in famiglia.

E credo da sempre che, se vogliamo migliorare il rapporto uomo-animali, non possiamo pretendere che tutti diventino vegani.

Un obiettivo raggiungibile e condivisibile da una maggioranza invece credo che sia proprio il benessere degli animali da allevamento.

Siamo molto molto lontani ormai da quando in campagna, persone come mia nonna, allevavano libere di razzolare nei prati le galline per le uova ed erano esperte di come tirare loro il collo, creando una morte istantanea per poi cucinarle per il giorno di festa.

Ora gli animali negli allevamenti intensivi - miliardi di animali all'anno in Europa - crescono e muoiono senza vedere un raggio di sole o un filo d'erba, in spazi angusti, pieni di antibiotici per prevenire malattie e lo spandimento dei loro liquami su terreni agricoli limitati, crea pm10 nell'aria e spesso anche l'inquinamento delle falde acquifere. I controlli sono previsti dalla legge, ma purtroppo in termini di numeri sono pochi e spesso si trova il modo per occultare le infrazioni.

Sono convinta che a questi temi la maggioranza di noi sia sensibile, per la salute degli animali e per la nostra salute. Come ci ha insegnato anche il coronavirus.

Comprare biologico può già essere un contributo importante perchè sappiamo che sono i consumatori che fanno il mercato.

Se ti va di dare un'occhiata, un'associazione onlus che combatte da tempo in specifico per il benessere degli animali da allevamento, è Ciwf (https://www.ciwfonlus.it/). E' un'associazione internazionale, in Italia ancora poco conosciuta, ma molto attiva.