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COVID-19: EPIDEMIOLOGIA, CLINICA E PREVENZIONE – Appunti da Seminario


Ho partecipato ad un interessante seminario tenuto dal dottor G.Orofino dell'ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Il medico infettivologo ha risposto ad alcune domande sul Covid-19 (o Coronavirus) che ha trovato in un articolo pubblicato su Nature, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo.
I redattori della rivista hanno sintetizzato le richieste da parte del mondo scientifico e organizzerò le informazioni che seguiranno in base a 5 di questi argomenti.

1.    Come si trasmette il coronavirus? 

Si tratta di una malattia a trasmissione interumana, ossia un soggetto infetto può trasmetterla ad un altro.
Il tasso di trasmissione, indicato come R0, è la capacità  di infettare un'altra persona.
Inizialmente era stato calcolato un tasso pari a 1,52. Oggi R0 corrisponde a 3 e ciò significa che una persona contagiosa può infettare altre tre persone con cui entra in contatto.
È importante dire che quando questo numero comincerà a diminuire, sarà evidente che tutte le norme di confinamento avranno iniziato ad avere effetto.

La malattia da Covid-19 non è strettamente a trasmissione aerea, come si potrebbe erroneamente pensare.
La principale patologia di questo tipo è la tubercolosi polmonare. Quando una persona parla, in questo caso le goccioline o meglio i germi che sono dentro i nuclei più piccoli, inferiori a 5 micron, rimangono sospese nell'aria.
Invece il coronavirus si lega a particelle più grandi, emesse durante uno starnuto o un colpo di tosse. Anche nell’effettuazione del tampone può essere generato questo aerosol, pericoloso per il contagio.

Dunque Covid-19 è una malattia anche da contatto. Infatti queste particelle più grandi possono depositarsi sugli oggetti e rimanere per ore (anche 8, 9 ore e altre fonti ipotizzano giorni).
Si può dedurre quindi che indossare la mascherina (con garanzie di sicurezza) possa essere efficace per tutelare la propria salute e quella degli altri, ma bisogna - anche e soprattutto - far attenzione al contatto con le superfici potenzialmente infette.
Diviene essenziale quindi lavarsi accuratamente le mani, dopo aver toccato oggetti a disposizione di altre persone al di fuori del contesto di convivenza e fare attenzione a non toccarsi prima il viso.

2.    Un asintomatico può trasmettere il coronavirus? 

I dati emersi dalla coorte cinese, ci dicono che circa l’80% delle persone contagiate risulta asintomatico e il 20% è composto da persone in cui la malattia evolve, sviluppando polmonite e/o eventi neurologici dovuti alla grave insufficienza respiratoria.
Sembrerebbe quindi possibile il contagio da persone asintomatiche e questa constatazione è a sostegno delle politiche attive di somministrazione dei tamponi.

Comunque l'unico modo per capire se e come avviene il contagio attraverso individui  - contagiati, ma senza sintomi - sarebbe seguire i contatti che questi hanno avuto con altre persone.
Attualmente i pazienti con tampone positivo sono presi in carico dalla medicina preventiva che effettuerà delle telefonate ai familiari per monitorarne i sintomi. Ma al momento non è previsto che i familiari siano sottoposti a tampone.
Questa è una scelta che è stata fatta, ma ancor meglio si potrebbe fare sottoponendo queste persone ai test sierologici per verificare la presenza di anticorpi.

E come si tradurrà tutto questo in politiche epidemiologiche?
Il modello di Vò (Comune Italiano messo interamente in quarantena all’inizio dell’epidemia) ci suggerisce che i tamponamenti sequenziali, programmati nel tempo, sono stati efficaci.

Aggiungo – rispetto a quanto detto dal dottor G.Orofino - che alcune informazioni interessanti sono emerse da una ricerca italiana che ha coinvolto un campione di 170 cittadini della provincia di Lodi (che è stata zona rossa) dopo la fine della quarantena e pubblicata sulla rivista scientifica Radiology.
I soggetti si sono sottoposti alla radiografia del torace. Il 59% aveva segni di polmonite interstiziale bilaterale, nonostante l'assenza di disturbi. Il fenomeno è stato osservato anche in altri Paesi e sulla nave Diamond Princess.

Il rischio, afferma R.Boffi, pneumologo dell'Istituto Tumori di Milano che ha analizzato questi dati, è che il virus lasci anche dei segni permanenti sui polmoni: "sotto forma di fibrosi, vere e proprie cicatrici che riducono la capacità respiratoria in modo permanente".

Come possibili metodi alternativi per la diagnosi del Covid, il pneumologo cita la spirometria e la misurazione della saturazione dell'ossigeno in determinate condizioni valutate dal medico.

3.    Qual è la mortalità? 

Ben presto tutti abbiamo capito che non si trattava soltanto di un'influenza un po' più grave. Ma quello che ci ha tratto inizialmente in inganno è stato il modello Sars.
Infatti all'epoca dell’esordio della Sars, a fronte di una grande allerta scientifica e mediatica, nulla era arrivato in Italia e la malattia era rimasta confinata in Cina.

I dati relativi alla Sars COV 1, sviluppatasi nel 2003-2004, registrarono 774 morti; un fenomeno quindi limitato, con un tasso di mortalità inferiore al 10%.
La Mers COV, sviluppatasi nel Medioriente nel 2020, ha raggiunto un tasso di mortalità di quasi 35%.
La Sars COV 2 o Covid-19 ha superato al momento il 4,5% di mortalità.
E le unità intensive e quelle di riabilitazione in Italia si sono dimostrate non attrezzate per i grandi afflussi di pazienti.

4.    Da dove ha origine il coronavirus? 

L'accesso universale al web può creare dei problemi perché, se non si parte dal dato scientifico, può essere vero tutto.
Il quadro che al momento si sta delineando è quello di una malattia sviluppatasi da un pool animale e che successivamente ha fatto il salto di specie.
L'ipotesi più plausibile fa riferimento ai pipistrelli come portatori sani e poi al coinvolgimento di un ospite intermedio, il pangolino, un animale a rischio di estinzione in Asia e infine alla trasmissione all'essere umano.

Le moderne tecniche virologiche riescono a risalire al virus che si adatta all'uomo, dove trova delle cellule polmonari che non sono preparate a contrastarlo.
Le altre ipotesi di bioterrorismo, manipolazioni genetiche, sperimentazioni fuori controllo appaiono al momento non suffragate da evidenze scientifiche.

Anche il virus HIV si è sviluppato nei primati ed è poi passato l'uomo.
Viene spontaneo quindi fare la considerazione che esiste una sola salute: ambientale, animale, umana. Occorre allora assumere una moderna visione della medicina come One Health (un'iniziativa per la salute che riunisce esperti di medicina umana e veterinaria).
La scienza veterinaria sta conducendo studi di osservazione del coronavirus in alcune specie animali e attendiamo i primi risultati.

5.    Esiste una cura?

Per il momento no. Ma com’è successo per l’HIV, la risposta ora è un impegno a livello globale e ci sono diverse sperimentazioni in corso.

Negli Stati Uniti la responsabilità di condurre le ricerche è stata affidata a Fauci che aveva già guidato gli studi sull'HIV, contribuendo a portare la mortalità dal 100% al 1% circa. Questa scelta potrebbe essere una garanzia di successo.

Ora la ricerca punta a conoscere i meccanismi replicativi del virus per giungere così ad un vaccino.
Occorre però fare la considerazione che ancora oggi non abbiamo un vaccino per l’HIV per via della grande variabilità del virus. Lo stesso potrebbe essere per il Covid-19, ma possiamo ottenere un vaccino che almeno mitighi gli effetti del virus.
Un vaccino distribuibile a bassi costi, di modo da poter vaccinare gran parte della popolazione mondiale.
Una scoperta interessante è stata quella che riguarda il plasma dei soggetti guariti e che pare mitigare gli effetti deleteri del virus.
C'è grande speranza, ma ci vorrà tempo.

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Segnalo che ho aderito all'iniziativa del Consiglio Nazionale dell'Ordine Psicologi #psicologicontrolapaura #psicologionline e ho scelto di offrire - a chiunque si senta in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria in corso (es. paure di contagio, disagi al lavoro, difficoltà a restare a casa) - un colloquio a titolo gratuito di teleconsulto come gesto di solidarietà verso la popolazione. Maggiori informazioni a questo link.

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Link a One Health Initiative
Articolo di medicina e ricerca de La Repubblica 
Articolo de Il Giornale
Numero di telefono di pubblica utilità, attivato dal Ministero della Salute: 1500.
Queste informazioni non sostituiscono il parere medico; se pensi di avere dei sintomi, rivolgiti al tuo Medico di famiglia.
Informazioni aggiornate a maggio 2020.

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